Il padiglione del Belgio alla 19. Mostra Internazionale di Architettura
La Biennale di Venezia
Roma – 10 Agosto 2025
by Vittoria Biasi, Roberta D’Errico

Nella 19^ Biennale di Architettura, Venezia 2025, intitolata dal direttore Carlo Ratti Intelligens. Natural. Artificial. Collective, l’architetto paesaggista Bas Smets e il neurobiologo Stefano Mancuso, curatori del padiglione del Belgio, con l’installazione Building Biospheres rivendicano il rilevante ruolo dell’intelligenza naturale nel rapporto con gli ambienti interni e con il controllo dell’intelligenza artificiale.
Dennis Pohl, dal 2024 direttore dell’Istituto di Architettura delle Fiandre e committente del progetto Building Biospheres, è autore del libro Building Carbon Europe in cui analizza alcune modalità di progettazione architettonica in collaborazione con la pianificazione politica europea del dopoguerra1. Nel testo, l’autore documenta come gli architetti abbiano sostenuto, in accordo con le politiche dell’Unione Europea, la carbonizzazione dell’Europa, la diffusione di uno stile di vita paneuropeo basato sull’energia nucleare contribuendo ad appesantire la derivante questione ambientale.
Stefano Mancuso, docente presso l’Università di Firenze, fondatore della neurobiologia vegetale e una delle massime autorità mondiali di questa disciplina, studia i segnali e la comunicazione nelle piante a tutti livelli di organizzazione biologica.
L’architetto paesaggista Bas Smits, docente della Graduate School of Design dell’Harvard University, esplora modi innovativi per trasformare gli ambienti urbani in sistemi ecologici capaci di mitigare i cambiamenti climatici. Il percorso progettuale deriva dalla sua concezione di “Paesaggi Aumentati”, con la trasformazione di spazi del tessuto urbano in luoghi armonizzati secondo le diverse esigenze climatiche e sociali.
Bas Smets e Stefano Mancuso, insieme alla ricercatrice ecofisiologa Kathy Steppe dell’Università di Gand e allo sviluppatore di software Dirk DePauw di Plant AnalytiX, hanno lavorato dall’ottobre 2024 fino a marzo 2025 sul prototipo dell’installazione per il Padiglione del Belgio, nella Biennale di Architettura, Venezia 2025.
Il Padiglione è un laboratorio per dimostrare che l’intelligenza naturale, trans-scritta dall’intelligenza artificiale, può contribuire alla salvezza dell’ambiente.
Bas Smets e Stefano Mancuso hanno creato un sistema in cui sensori e tecnologie catturano e trasmettono i fremiti e le vibrazioni della pianta, cioè della sua Intelligenza Vegetale, cioè le reazioni espresse in relazione al rapporto con lo spazio architettonico e climatico. L’esposizione è composta da sezioni collegate con la sala principale. Qui, duecento piante, alimentate dalla luce naturale del lucernaio, selezionate per le loro proprietà, espongono i loro corpi eroici, addobbati con cerotti e tubicini e, come individui in osservazione, si confrontano con l’ambiente. Nella sala posteriore, sensori e monitor per l’intelligenza artificiale trasmettono, in tempo reale, le pulsazioni delle piante che stanno lavorando per la creazione dell’ecosistema. Le sale anteriori fanno conoscere il contesto storico da cui è sorto il progetto, oggi seguito da architetti belgi di nuova generazione, che espongono il loro lavoro negli spazi adiacenti. La finalità dell’ampio progetto è dimostrare come l’intelligenza vegetale con il supporto dell’AI collabora con l’uomo e con l’architettura.
Il prototipo Building Biospheres presenta una futura forma di vita per ambienti interni in cui evolvono biosfere dinamiche. Nel padiglione il comportamento delle piante viene monitorato accuratamente e i dati raccolti sono utilizzati per attivare irrigazione, luminosità e ventilazione. In questo modo si alimenta una simbiosi tra ciò di cui le piante necessitano e ciò che produce l’ambiente di un edificio, turbato, per esempio, dalle presenze dei visitatori.
Il mondo delle piante, della natura in genere, ha una storia che precede la comparsa dell’uomo. Ogni civiltà ha riconosciuto e utilizzato i vari poteri della natura. Dalla medicina cinese, a quella ayurvedica, alla mitologia egiziana, greca, a quella romana, dalle pozioni delle streghe inquisite, al culto dei morti, dall’arte alla letteratura, dalle pagine del Nuovo Testamento alle favole della nonna, la dimensione animica della natura ha sempre avuto uno spazio misterioso nella vita dell’uomo.
La creazione di microclimi, che ottimizzano naturalmente le esigenze vitali, può divenire un metodo per la conoscenza delle possibilità offerte dal mondo naturale con cui condividere un’estetica del pensiero. Gli studi di Mancuso sulla sensibilità delle piante ci mettono in partecipazione con reazioni inattese di manifestazioni di vita e Building Biospheres è il risultato di un lungo lavoro di osservazione, attenzione, comparazione.
La sua collaborazione con il mondo dell’arte ha esteso e rinforzato il processo di sensibilizzazione verso le piante. Un esempio è l’esposizione collettiva Trees, presso la Fondation Cartier pour l’art contemporain, in cui Mancuso e l’International Laboratory of Plant Neurobiology di Firenze collaborano con l’ecoartista Thijs Biersteker, che documenta l’impatto dei fattori inquinanti della città di Parigi sugli anelli annuali di crescita degli alberi2.
La loro cooperazione prosegue in occasione della mostra Phantom Vision, per la quale l’artista Thijs Biersteker e il professore Mancuso hanno presentato l’installazione dinamica Econtinuum3. L’opera è costituita da due elementi trasparenti, simili a due radici in continuo movimento per effetto delle onde vibrazionali, catturate e trasmesse da sensori. Questi, disposti nello spazio espositivo, misurano i livelli di umidità e di CO2 dell’aria per simulare modelli di comunicazione degli alberi nell’ecosistema forestale. L’opera rende visibile il dialogo tra i sistemi di radici evocando il processo che avviene nelle foreste per mantenere l’equilibrio metabolico e per comunicare l’evento di una emergenza. Il visitatore con il suo comportamento sollecita il sistema influenzando la rete di comunicazione tra le radici.
Le rivelazioni sulla sensibilità delle piante dovrebbero suscitare sentimenti di rispetto per la natura e sollecitare progetti di convivenza con grande vantaggio per l’uomo, che sfugge al freddo o al caldo rifugiandosi in ambienti artificiali. La forza delle piante permette di trasformare una porzione di spazio in un’esperienza singolare di sostenibilità climatica, di continuum tra vita vegetale e umana, come arte totale creata nell’ambiente.
Sulle orme di antichi studi e filologie, l’arte continua a rivolgere la sua attenzione al misterioso mondo delle piante ripercorrendo la sezione aurea, la successione di Fibonacci, la religione del mondo orientale, la filosofia del numero e della scienza, consapevole del comune senso di origine per cui Siamo un’unica, sola vita4.
Poetiche artistico-filosofiche del Novecento, dirimpettaie degli avanzamenti scientifici, hanno teorizzato il concetto di origine, di assoluto cromatico, di spazio, di architetture dell’aria e hanno instaurato un percorso di arricchimento percettivo e creativo distante dalle prospettive precedenti. L’interazione tra arte e scienza ha disancorato la concezione di categorie temporali chiuse, proponendo nuovi sentieri per l’integrazione tra un patrimonio culturale naturale e le estreme tecnologie. La pianta, l’albero, sono individualità, con una loro storia di famiglia. Nel libro Il Pino Domestico, l’autrice Giulia Caneva, ordinario di Botanica ambientale e applicata, considera il Pino un individuo. La storiografia inizia con il Pino che, presentandosi con il suo nome scientifico, racconta in prima persona le vicende familiari-internazionali della sua antica esistenza sul suolo e nell’arte5. Il discorso anagrafico del Pino è una forma di richiesta, da parte di Giulia Caneva, per avere attenzione ambientale e diritto al riconoscimento giuridico della Natura. Nel 2005 l’architetto paesaggista Gilles Clément scrive il Manifesto del Terzo paesaggio in difesa degli spazi abbandonati e accomunati dall’assenza delle attività umane, ma fondamentali per preservare la biodiversità e il futuro del pianeta6. L’autore dedica il IV capitolo del libro allo Statuto da lui formulato e che termina con i seguenti punti:
6- Lo statuto (non scritto ma accertato) del Terzo paesaggio è di ordine planetario. Il mantenimento della sua esistenza non dipende da esperti ma da una coscienza collettiva.
7- Frammento condiviso di una coscienza collettiva7.
La coscienza collettiva è il filo bianco, la forza di un patrimonio metafisico, su cui scorre la storia delle piante, degli alberi e che continua a vivere nella contemporaneità. Da più di un anno, a Roma, associazioni di cittadini manifestano per difendere i Pini di Roma come bene pubblico e contro il loro possibile abbattimento. Un esempio del rispetto per il patrimonio naturale può essere la legge regionale 14/2007 (della Regione Puglia) che tutela e valorizza gli alberi di ulivo monumentali, anche isolati, per la loro funzione produttiva, di difesa ecologica e idrogeologica e perché elementi peculiari e caratterizzanti la storia, la cultura e il paesaggio regionale.
La difesa del patrimonio naturale è un dovere sociale e istituzionale. La collaborazione tra intelligenza artificiale e vegetale, inserisce le piante nel sistema di costruzione per creare un ecosistema, mostra il valore aggiunto e la generosità del mondo naturale.
1 Dennis Pohl, Building Carbon Europe, Stenberg Press, London, 2023
2 Thijs Biersteker, Symbiosia, Fondation Cartier pour l’art contemporain, Parigi, 2019-2020
3 Thijs Biersteker, Econtinuum, Bencsik Barnabas, Szalai Borbalà [Curators], Phantom Vision, Light Art Museum, Budapest, 2024.08.06 – 2025.06.30
4 Emanuele Coccia, Metamorfosi. Siamo un’unica, sola vita, Einaudi, Torino, 2022
5 Giulia Caneva, Il Pino Domestico, Laterza, Bari, 2024
6 Gilles Clement, Manifesto del Terzo paesaggio, Quodlibet, Macerata, 2005
7 G. Clement, Manifesto del Terzo paesaggio, op. cit, pag. 76

