Roma – 14 Luglio 2023 by Guendalina Salini
Nuovo Corviale divenuto simbolo del fallimento delle politiche abitative e di inclusione sociale della capitale, è un enorme monolite di cemento, l’architettura lunga quasi un chilometro, il numero vertiginoso di appartamenti per lotto, il nome che risuona malfamato e criptico… raramente si ascoltano le persone che lo abitano, ci sono moltissimi libri sulla sua architettura e pochissimi sulle persone che ci vivono, ma cosa sentono i suoi abitanti per questo luogo che chiamano casa?
La prima volta che sono andata in visita al Corviale mi è sembrato quasi disabitato, silenzioso, spettrale, un enorme mammuth pietrificato, mi sono chiesta come avvicinarlo.
Poi tornando spesso il ‘grattacielo disteso’- uno dei suoi tanti nomi- ha iniziato raccontarsi.
Ho conosciuto i diversi abitanti che lo popolano: umani, animali, vegetali, camminato per le campagne che lo circondano, mi sono persa nei suoi labirintici e seriali spazi architettonici che certe volte non portano a nulla, mentre altre ti sorprendono con incontri inaspettati: una capra, un pappagallo sulla spalla di un pirata contemporaneo in questo galeone di cemento, un fuoco improvvisato per arrostire la carne e condividere un bicchiere di vino in una festa che potrebbe riportarci alle feste rituali dedicate a Cerere che qui si svolgevano, un bar dove si fa il karaoke, un’anziana signora, una delle prime assegnatarie, che ti porta in visita dalle sue amiche per il thè…
Come dice Fabrizio, un ragazzo nato e cresciuto qui : “Corviale è un’ecosistema, non è brutto o bello, è un potenziale”.
E come recita una frase di Pasolini scritta su un muro “La bellezza può passare per le più strane vie.”
Il lavoro che ho prodotto durante la mia residenza è il frutto di questi incontri, una co-creazione.
Da questa esperienza è nata una traccia audio che raccoglie e tesse le storie di resistenza e di vita di una selezione di persone che sono nate a Corviale o ci si sono trasferite e che compongono un arazzo di voci, una polifonia, una coralità, che cerca di restituire a questo enorme edificio la sua complessità.
La passeggiata sonora si è svolta il 10 giugno 2021, le persone che hanno partecipato hanno ascoltato in cuffia 4 tracce audio intervallate da alcune performance live.
Nelle tracce audio che compongono l’opera le storie s’intrecciano ad uno story-telling scritto insieme a Giulia Anita Bari e alle musiche originali scritte da Federico Pascucci, musicista e compositore che ha un legame affettivo con il luogo in quanto per anni da piccolo ha accompagnato sua mamma che lavorava al consultorio del primo lotto.
La storia che fa da contrappunto alle interviste è la storia di DIA, una dea sacra in queste zone molto prima che Corviale fosse edificato e il luogo violentemente antropizzato da un’architettura che è una fantasia tutta maschile, di un’eroica e autosufficiente città nella città.
Le storie degli abitanti sono accostate alla ricerca dell’origine del mito di Dia, alla storia dei sacerdoti a lei sacri, gli Arvali, le radici del luogo, un passato lontano, quando il tempo e il tempio erano circolari e questo unico lungo blocco di cemento che negli anni ’70 si chiamò progresso, futuro, modernità, non era ancora stato immaginato, quando DIA era celebrata come la dea femminile della crescita, della rigenerazione e nei campi circostanti si danzava, si sacrificavano animali, arrostendone la carne e facendo banchetti sacri.
Attraverso questo lavoro abbiamo desiderato ascoltare Corviale, evocando il potere rigenerativo della Dea perché il serpente potesse fare la muta e non rimanesse muto e abbiamo desiderato raccontare un’altra storia, non quella stereotipata di violenza e abbandono, ma evocare un mito fondativo alternativo, un mito eco-poietico per ricollegarci a diverse forme di resilienza: la vita che cresce tutt’intorno all’edificio, incolta, spontanea, infestante e festante!
Il selvatico, l’incolto, le piante e gli animali che popolano questi luoghi e che possono comporre un nuovo vocabolario: Marginale/Incivile/Fragile/Resistente/Selvatico/Migrante/Sradicato… un vocabolario del margine, scritto accanto a disegni che ho realizzato di animali e piante di Corviale, un Erbario e un Bestiario per capovolgere i significati, che possa generare bio e socio diversità e ci colleghi alla forza trasformativa di chi sta fuori dalla narrativa dominante.
Gli animali e le piante di Corviale tornano ad essere animali sacri e totemici, le erbacce piante curative e di potere, custodi di geometrie sacre.
Il volto della dea che sempre sfugge e si rinnova e che presiede alla fertilità, alla nascita e alla crescita, viene evocato per ispirare una nuova auto-poiesi corale, partecipata e collettiva, sul modello mutuale e gilanico che mette al centro Madre Natura, la Grande Madre, la Pachamama.
Nel serpente di cemento lungo un kilometro la vita continua a scorrere nella sua ciclicità. Le famiglie crescono, la natura circostante resiste, rigogliosa con i suoi abitanti.
CORALE è un omaggio alle cose belle e fragili come le vite umane, vegetali, animali, i sogni che popolano questi luoghi.
CORALE è una celebrazione della Dea Dia, dea della crescita e della maturazione qui venerata dai romani.
CORALE è la speranza di guardare dentro, svelare il senso profondo delle cose e ricostruire quel legame naturale e imprescindibile che ci rende parte di una comunità chiamata Terra.
Per ascoltare la passeggiata sonora e guardare i due video realizzati a Corviale vai alla pagina
https://www.lafrangia.com/corale-corviale
Corale Corviale è una passeggiata sonora (43”08′) prodotta per la 4a edizione di Magic Carpet a cura di Benedetta Carpi di Resmini per Latitudo Art Projects con il sostegno di Creative Europe
GUENDALINA SALINI Script, disegni, raccolta e montaggio interviste, voce narrante
MARCO STEFANELLI raccolta interviste, montaggio e mixaggio audio
GIULIA ANITA BARI sonorizzazione e narrazione
FEDERICO PASCUCCI composizione di tre musiche originali:
1-GENESI 2-CORVIALE assurdità e contrasti in cinque blocchi 3-PERSEVERANZA
eseguite da F. Pascucci (ney e clarinetto), C. Gonzales (violino), G. Bari (violino), A. Michelangeli (viola), M. Zenini (contrabbasso)
Un grazie speciale a tutte LE VOCI:
Adriano Sias presidente del comitato inquilini di Corviale.
Arduino che vive temporaneamente negli spazi dell’associazione laboratorio di restauro PHacca, nella piazzetta delle arti a Corviale, è agli arresti domiciliari fino a settembre 2021, sono sue alcune testimonianze dell’infanzia nelle baracche e la poesia “Il Ribelle”.
Aldo Feroci fotografo che ha visto nascere il Corviale dalla sua costruzione ai primi insediamenti alle baracche ad oggi, e ha documentato con un lavoro fotografico prezioso ed emozionante la vita di Corviale.
Marcella Patrizia e Serena, nonna, mamma e figlia, tre generazioni di donne lavoratrici e combattenti che gestiscono la tavola calda e portano avanti tante lotte per il territorio.
Monica Melani fondatrice dello spazio d’arte e ricerca “il Mitreo Iside” aperto ad attività di musica, danza, arte per i residenti di tutte le età.
Antonello Anappo giornalista e insegnante di Storia, appassionato del territorio degli Arvali e fondatore di Arvalia News, mensile d’informazione locale del municipio XI.
Fabrizio de Sibi e Matteo Fella: due ragazzi nati e cresciuti al Corviale, sono loro alcune delle bellissime testimonianze e il pezzo finale di beat box e rap scritto sul tema della Dea Madre, performance live il giorno della passeggiata.
Stefano De Santis, artista che ha il suo studio alla piazzetta delle arti, è stato un occupante del 4° piano e oggi è un assegnatario dei nuovi alloggi.
Mirko Ceccaroli fisarmonicista nato e cresciuto al Corviale da qualche anno è andato via, racconta della sua infanzia e di come la musica lo abbia salvato da una situazione a rischio. È sua la performance dal vivo che si ascolta al primo lotto, il lotto dove abitava e dove aveva sempre sognato di tornare a suonare è una serenata alla zia che ancora vive lì e all’enorme edificio, duro ma sensibile!
(cantata insieme a Filuccio Risoli)
Le architette di Laboratorio di Città Corviale: Sara Braschi, Sofia Sebastianelli e Maria Rocco, che seguono con attenzione e cura il passaggio delicato degli occupanti del 4° piano che vengono riallocati in nuove abitazioni.
Il ragazzo di cui non sappiamo il nome in cura presso il Centro di Salute Mentale che ha sede a Corviale e che all’inizio della passeggiata chiacchiera di madre natura con Giulia Anita.
E ANCORA GRAZIE:
a Eduardo Galeano il cui frammento di testo letto subito prima del rap finale, si intitola La nascita della bellezza ed evoca i disegni nelle grotte arcaiche (estratto da “Specchi: una storia quasi universale”)
per i disegni, le parole e i pensieri ai bambini di Corviale e alle donne di Centro Differenza Donne che hanno partecipato ai laboratori.